L'entità

L’Entità un giorno approdò tra gli uomini, unificandoli sotto un’unica grande luce azzurra che risplendeva uniformemente nello Spazio Infinito. Coloro che l'avevano abitato avevano tentato di esplorarlo, tracciando dapprima lettere e numeri ed arrivando a poter calcolare fino al millesimo il movimento di un astro mai visto prima.

L'unificazione fu maestosa: ogni singolo si ritrovò in ciò che aveva ricercato per anni: l'immanenza. 

L'immanenza in vita aveva preso diverse forme per ognuno: che fosse felicità, libertà o sapienza… adesso era presente e non aveva bisogno di nient'altro per essere. Scomparve l'idea del finito, e l'orizzonte crollò.

Non vi erano più parti, né totalità: non si conosceva null'altro che ciò che si era in quel momento. 


L'Entità analizzò le sue riflessioni, ciò a cui era arrivata e ciò da cui era partita, ciò che aveva scisso e catalogato, ciò che aveva condannato. Continuò ad analizzarsi ed a ponderare, con un'espressione di stupore mista a disdegno, ammirazione e confusione al contempo fin quando non scoppiò in una grassa risata, e cosí facendo si divise. Scagliò via quella parte di sé con la quale si era appena riconnessa, secondo piani che in tempi immemori si era prefissata. 

Ridendo, l'Entità appello il suo contrario: "Possibile che in milioni di anni non siete riusciti a fare l'unica cosa per la quale io sono qui??" 

Ed il Contrario, che da sempre posava le proprie fondamenta sulla incertezza di fronte al proprio scopo urlò: "Dicci, cosa dovevamo fare? Abbiamo da sempre ipotizzato l'esistenza di un senso che potesse giustificare il  nostro, e trovandoci di fronte ad un mondo sconosciuto lo abbiamo esplorato, abbiamo forse sbagliato?"

L’Entità rispose che no, come piccole formichine in un barattolo, la caparbietà nel volerlo esplorare da cima a fondo l'aveva resa fiera. "Era una buona strada." 

"Ci siamo radunati ed abbiamo fatto gruppo, tutte le fondamenta del nostro vivere si sono basate su leggi, schemi e abitudini. Abbiamo imparato a giudicare il bene dal male, abbiamo stabilito il bello dal brutto ed il giusto dal sbagliato. Forse non avremmo dovuto??" 

E l'Entità rispose che rispettava ed ammirava queste capacità, e lo incitò a proseguire. 

"Ci siamo evoluti, abbiamo capito come vivere di più e come vivere meglio, siamo diventati impetuosi ed abbiamo preso in mano ciò che ci era stato messo davanti. La domanda però rimane: qual era il nostro scopo originario?! Perché abbiamo dovuto fare tutto questo?" 

L'entità sospirò e scosse la testa. "Io..." 

Guardò il Contrario che aspettava con aria trepidante. "Io avrei voluto solo che voi creaste una piramide umana, sovrapponendovi secondo l’età di nascita e lasciandovi morire uno dopo l'altro.” 

Se potesse cadere uno spillo nel silenzio dello spazio cosmico si sarebbe sentito rimbombare. 

“Senza cadere ovviamente.” precisò, "Ciò che tu... sei non mi appartiene né mi rappresenta. Il mio scopo era un altro."

Il Contrario era allibito: Il senso era stato trovato eppure…era assurdo. Non era questo ciò che si stava cercando, non poteva esserlo!

Possibile che la sensazione di compiutezza provata prima fosse nuovamente temporanea, e non il raggiungimento di un così tanto ambito traguardo? 

Così, avvilito e sdegnato, il Contrario si allontanò infinitamente dall'Entità, determinato a trovare un senso che lo soddisfacesse appieno. 

   


  

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