Formicolicando
Il sogno di quella notte fu peggio dei primi tre:
inquieta, si torceva prima a destra e poi a sinistra, inscenando una tesa lotta tra due estremi, due poli opposti che prima la ribaltavano verso un'idea e poi la respingevano.
Maria non ebbe il tempo di chiudere occhio nemmeno per un secondo e sentiva una musichetta ridondante infettarle il cervello.
Era stufa di svegliarsi con la fronte corrucciata e le coperte avvinghiate su di lei come un demone su un corpo. Tentò di ricordare i soggetti di quelle due scelte pressanti, ma le sfuggivano, poteva vederle evaporare dalla stanza sotto la luce accecante del giorno. Si alzò con un sospiro e, mentre sgranocchiava la sua colazione di pasticche, pensó a come in realtà non le mancava niente, se non questo, per stare bene.
La gelosia quando arrivava però era forte. Pulí il piatto nel cestino e poggió le posate nel lavabo. Quando aveva saputo che era tornato a casa così tardi le si era stretta la pancia.
Immediatamente, uno sciame di mosche erano entrate sfrecciando nei suoi pensieri, facendola rabbrividire di spavento e disgusto.
Ispirò, serrando le labbra come a trattenere sul fondo del suo stomaco la colazione, che minacciava di volere uscire, spinta dalla rabbia che ribolliva sotto. Il libro sul tavolo la chiamò. Lo prese, con uno sguardo minaccioso dipinto sul viso che sfigurava con il caldo che le aveva donato la notte. Mano a mano che sfogliava le pagine, il ronzio degli insetti nella sua testa veniva meno, e le rughe sulla sua fronte si rilassavano.
TRATTO DA “Il reflusso” di Sofia G.
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