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Lettere

 Nessuno mi ha mai spezzato il cuore. Non nel senso classico, per lo meno. Non ho mai pianto per amore perduto tanto quanto ho pianto per l’amore che avrei voluto.  Nessuno mi ha mai spezzato il cuore. Non più di quanto me l’abbia spezzato tu. Ero piccola, bruttina, con due occhi grandi e inquisitori, un’età che rasentava la coscienza ma la sfiorava a malapena, un’enorme curiosità, tale da divorare libri come fossero gnocchi. Percepivo l’imbarazzo da parte tua, me lo porto ancora dentro. È immotivato, discriminatorio, considera strani tutti i sentimenti ed immotivato ogni dolore ed ha la forma di una pentola a pressione, senza valvola. È difficile scrivere di te. La rabbia è un temporale, il dolore il vento gelido che lo anticipa. Mi si ghiacciano le lacrime e mi si blocca la mascella, rivedo l’ansia, le ingiustizie, sento miei tutti i torti, le urla e tutto il resto, e la voglia di essere amata che diventava rosso sangue, dichiarava guerra a ciò che l’ha ferita. Annaspavo in ...

Vitae in vitro

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Seppure, come un Dio, egli avesse il più attento riguardo per la sua creatura, l'Uomo quasi chiamava ad essere violato. Era debole, futile, insipido, e calcava la sua mano quando avrebbe potuto assentire, reagiva senza alcun pensiero, si esponeva alle sue ire… quasi volutamente, qualcuno avrebbe osato dire. Era un richiamo alla violenza. O come se lo fosse, insomma. Eppure quando chiamava il Dio era più attento, più calmo e con più di un sospiro fissava le Sue mani. D’altronde avrebbe potuto, in qualsiasi momento, agire su di Lui… ma poteva davvero? Quindi si fermava davanti alla superficie specchiata del Mondo e, respirando, sorrideva. Sentiva i muscoli distendersi, la lingua toccare il palato, i denti mostrarsi lucenti e rotondi sotto le gengive mangiate dal tartaro. Si fermava lì, mano alzata, a guardarlo. Lo interrogava, lo tormentava, stringendo la mandibola e spalancando gli occhi alle sue risposte, la mano alzata, abbassata, a seconda della risposta. Gli occhi di Lui aperti,...

L'Italia e gli Italiani

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  “Gli italiani sono un popolo perfetto. PERFETTAMENTE resiliente e orgoglioso. Sviluppano fin da bambini quella tacita smorfia di dolore nell’affrontare la vita, e perfezionano la tenacia della perseveranza ingannevole dalla materna fino all’istruzione superiore. È ammirevole, come riescano a tagliare una linea netta da seguire in mezzo a tante pressioni” Si sporse sopra il vetro soffiato del tavolino che faceva da perno alla conversazione. Ovunque ruotasse pareva finire sempre sull’omone in verde, che adesso si accendeva una sigaretta e segnava il punteggio del bridge appena svolto.  “Ma tu parli solo di fatica, ma pensa all’amore! Gli italiani che, pur di non lasciarsi, ci restano, colla moglie che rompe i coglioni!” proruppe in una risata sguaiata l’altro, estraendo con fare teatrale un fazzoletto lindo dal taschino. Il colletto della sua camicia era zuppo di sudore, lui continuava a sogghignare, come se l’immagine di una coppia TRISTEMENTE sposata fosse la più alta forma ...